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È ora, un giornale a chi lavora
- Posted on: Giugno 13, 2022
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Roberta Turi
Di giornali ce ne sono tanti, forse troppi. Curioso, dato che se ne vendono sempre di meno. E le notizie che riguardano il lavoro, o meglio, le persone che lavorano, sono marginali. I quotidiani più venduti non la nominano neanche più la parola “lavoro”, figuriamoci se parlano poi di “lavoratori”. Sono considerati, ormai, termini “vintage”, da “comunisti”. Eppure la Repubblica Italiana, recita la Costituzione, è ancora fondata sul lavoro. Ma vogliamo mettere a paragone questi termini vecchi e desueti con l’immarcescibile parola “economia”? La parola “lavoro” evoca ancora la fatica, lo sporco. Per non parlare della parola “lavoratori” o “lavoratrici”. Sembra addirittura di sentirne l’odore, di quelle persone. È meglio parlare di “economia”, termine più asettico e al tempo del Covid non è poco. L’unico odore che si sente, pensando a questa parola, è quello dei soldi. Vuoi mettere?
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