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Natale in piazza.

  • 23
    2022
    Dic
    2:41 pm
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“Desidero manifestarvi mio solidale consenso sacrosante umane rivendicazioni lavoratori elettromeccanici milanese. Odierne lotte lavoratori per libertà nelle fabbriche et giustizia sociale sono base stesso avvenire democratico intera nazione et garanzia libera cultura”.

Luchino Visconti, telegramma inviato alla Fiom di Milano il 25 dicembre 1960…

… tempi purtroppo passanti quando c’era la “connessione sentimentale” tra intellettuali e classe operaia..

Ma cosa stava accadendo di così importante a Milano il giorno di Natale per meritare l’attenzione di un importante regista? I titoli di giornale d’allora sono utili per ricordarlo

“Meravigliosa prova di solidarietà che condanna e isola la Confindustria”

UNA FOLLA IMMENSA IN PIAZZA DEL DUOMO A MILANO

IL GIORNO DI MILANO ATTORNO AGLI ELETTROMECCANICI

200.00 Metallurgici si affiancano domani alla lotta – Grande successo

della manifestazione indetta dalla Fiom e dalla Uil – Indimenticabili

episodi dell’incontro – Anche il Cardinal Montini parla dello sciopero

nell’omelia – i messaggi e la partecipazione degli intellettuali – Natale

in piazza anche a Savona e a Bergamo

(L’Unità 27 dicembre 1960)

 … il giorno prima …

VIOLENTE INTIMIDAZIONI E SOPRUSI AGGRAVANO

LA VERTENZA DEGLI ELETTROMECCANICI

La polizia praticamente non esiste – una strana teoria per cui la difesa

del diritto di sciopero si trasforma in obbligo per tutti di scioperare –

pressioni della Fiom per impedire accordi separati sulla base di

concessioni economiche tra aziende e commissioni interne

(Il Sole, 24 dicembre 1960)

..stava accadendo che da giugno erano iniziate agitazioni e scioperi contro il governo Tambroni, mentre il 7 luglio era avvenuta la strage di Reggio Emilia con cinque operai uccisi dalle forze dell’ordine e da settembre era iniziata quella che passerà alla storia come la “la lotta degli elettromeccanici milanesi”.

“Se nel luglio 1960 dopo le manifestazioni di Genova e i morti di Reggio Emilia la politica italiana cambia profondamente registro, sul piano sociale la svolta sindacale nasce a Milano. E’ proprio a Milano che si compiono, nell’autunno-inverno del 1960, delle scelte che segnano un cambiamento della storia del mondo del lavoro e dell’intera società italiana. La Fiom-Cgil milanese, diretta da Giuseppe Sacchi, e la Fim-Cisl provinciale, diretta da Pietro Seveso e nella quale la figura più forte è quella del giovane Pierre Carniti, con il contributo a volte convinto a volte timoroso della Uilm, danno il via ad una stupefacente stagione di mobilitazioni caratterizzata da ampie convergenze unitarie e da forme di lotta che anticipano addirittura quanto accadrà nell’autunno caldo di molti anno dopo. Vengono proclamati numerose ore di sciopero. Alcuni scioperi sono gestiti in modo articolato, si sciopera per mezz’ora o addirittura per un quarto d’ora. Si assiste clamorosamente alla proclamazione di uno sciopero provinciale con una manifestazione convocata dalla Fim e dalla Uilm all’Arena mentre la Fiom convoca la propria manifestazione in Piazza del Cannone al Castello Sforzesco. Qui i comizi della Fiom si chiudono rapidamente con l’appello di raggiungere rapidamente i propri “fratelli lavoratori riuniti all’Arena” realizzando in tal modo una manifestazione unitaria che si scoglie solo dopo che tutti insieme, sibilando con i propri fischietti che accompagnano molto rumorosamente le mobilitazioni contrattuali, sfilano nelle vie del centro storico. A Milano, epicentro nazionale dell’agitazione, in quelle occasioni si vedono per la prima volta anche degli studenti sfilare con i cortei dei lavoratori. Il 10 dicembre 1960 Intersind e Asap sottoscrivono un accordo che accetta gran parte delle richieste dei sindacati degli elettromeccanici ma Assolombarda non ne vuole sapere poiché non accetta di avvallare scelte che portino al riconoscimento della contrattazione integrativa. Il suo fronte interno si sgretola e alcuni industriali cominciano a firmare accordi a livello aziendale” (G. Ghezzi, relazione convegno a cinquant’anni dal Natale in piazza degli elettromeccanici, Fondazione Di Vittorio, 22 dicembre 2010)

DOMANI SCIOPERANO 100.000 ELETTROMECCANICI

PER IL PREMIO DI PRODUZIONE E LE QUALIFICHE

(L’Unità, 18 settembre 1960)

I COLOSSI DELL’INDUSTRIA ELETTROMECCANICA

BLOCCATI DA UN GRANDE SCIOPERO UNITARIO

(L’Unità, 20 settembre 1960)

GLI ELETTROMECCANICI SI PREPARANO

ALLO SCIOPERO DI 48 ORE

(L’Unità, 28 settembre 1960)

Dopo il successo della prima giornata di sciopero

DOMANI PROSEGUE LA LOTTA

DEI LAVORATORI ELETTROMECCANICI

Con due miliardi di fatturato in meno per ogni 24 ore

di fermata gli industriali avrebbero potuto soddisfare

quasi interamente le richieste dei lavoratori

(L’Unità, 2 ottobre 1960)

Il 10, 12 e 15 ottobre ci saranno tre scioperi, nazionali e unitari. Milano è invasa dai cortesi.
I risultati tardano ad arrivare. Giuseppe Sacchi, Segretario generale della Fiom di Milano, minaccia lo sciopero a tempo indeterminato e gli scioperi continueranno…

A TEMPO INDETERMINATO LO SCIOPERO DEI 60.000

Da sabato poderosa azione degli elettromeccanici milanesi

(L’Unità, 16 Novembre 1960)

… e nel frattempo lancia una proposta folle: passare il Natale in Piazza del Duomo e pur nelle difficoltà “il 25 dicembre la piazza è gremita. Ci sono i pacchi doni per i figli degli operai accatastai a terra. I bambini si sono impossessati del sagrato e scorrazzano. Fa freddo, ma girano i bicchieri di vino e le fette del panettone. C’è Luciano Lama, segretario nazionale della Fiom, e c’è ovviamente anche Sacchi, con la febbre a quaranta. Nonostante le macumbe confindustriali, sangue non se ne vede.
Il 28 dicembre ha luogo uno sciopero generale dei metalmeccanici milanesi. Partecipano in decine di migliaia e aderisce anche la Fim cattolica, con la benedizione dell’arcivescovo Montini, futuro papa Paolo VI” (Meccanoscritto, Collettivo MetalMente, Wu Ming 2, Ivan Brentari)

DUECENTOMILA OPERAI IN SCIOPERO A MILANO

Agli elettromeccanici si sono aggiunti per solidarietà i metalmeccanici

Imponente convegno al Castello Sforzesco

(La Stampa, 28 dicembre 1960)

Confindustria aveva perso.

“A seguito di quella lotta altre centinaia di accordi aziendali sono siglati in fabbrica dalle singole direzioni aziendali. Gradualmente da quegli avvenimenti nei sindacati si va ponendo fine alla vecchia parola d’ordine “marciare divisi per colpire uniti” che viene sostituite dalla nuova parola d’ordine che afferma “uniti si vince”. La riscossa operaia acquisisce maggior visibilità e sempre maggior consistenza e l’unità d’azione è crescentemente praticata. Nel 1962 i comizi unitari di Bruno Trentin, il nuovo segretario nazionale della Fiom, e di Pierre Carniti che si tengono al Velodromo Vigorelli diventano l’emblema di una stagione sindacale nuova. Insieme alla piattaforma varata unitariamente per il contratto del 1963 danno corpo alla fase che prepara l’esplosione dell’autunno caldo, le grandi conquiste sindacali del ’68 e del ‘69, l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori, il superamento delle gabbie salariali e le grandi battaglie per le riforme che avvieranno negli anni ’70 la costruzione di un sistema di welfare universale e solidale. L’autunno caldo non dunque è un fiore sbocciato improvvisamente dal nulla. Senza le lotte degli elettromeccanici e il Natale in Piazza Duomo, senza la lunga e lenta maturazione della riscossa operaia, senza la tenace iniziativa di contrattazione in azienda, senza l’unità d’azione tra lavoratori di diverse culture e storie come tra i tre sindacati non si sarebbe sviluppato quel grandioso movimento di lotta e non si sarebbero gettati quei semi che hanno cambiato nel profondo la società italiana portandola a tante conquiste sindacali ma anche civili”. (G. Ghezzi, relazione convegno, ecc.).

Ricordando il “Natale in piazza” è d’obbligo anche ricordare la figura di Giuseppe Sacchi, tra i tanti aspetti quello del suo ruolo nello Statuto dei Lavoratori.

Il primo a parlare di uno Statuto dei Lavoratori fu Giuseppe Di Vittorio il 3 dicembre del 1952 al congresso della CGIL. Aldo Moro lo inserì tra gli obiettivi del suo governo, quando si presentò il 12 dicembre 1963 alla Camera per ottenere la fiducia. Ulteriore passo verso il testo del ’70 fu, nel 1966, la legge sulla giusta causa. Nel luglio del ’67 Sacchi formalizzò la sua proposta e, a seguire, tra il ’68 e il ’69, vennero una mezza dozzina di altri disegni, l’interessamento di Brodolini, la commissione speciale di Gino Giugni, e l’approvazione definitiva, quando al ministero del lavoro sedeva Donat Cattin.

In presentazione di un libro a lui dedicato (Giuseppe Sacchi. Dalle lotte operaie allo Statuto dei Lavoratori, Ivan Brentari, Edizioni Unicopli, 2014) Maurizio Landini diceva: Ho conosciuto alcuni anni fa Giuseppe Sacchi, partecipando ad una iniziativa di ricostruzione storica e di riflessione sulla lotta dei lavoratori elettromeccanici milanesi e sul Natale in Piazza Duomo del 1960. Ricordo bene — lo dissi in quella occasione — la forza che trasmetteva il suo intervento.
Sono persuaso che ciò che caratterizza l’esperienza di dirigente sindacale che Sacchi ha vissuto sia il segno del coraggio nell’assumere le proprie scelte, la determinazione e la responsabilità nel mettersi in gioco. Questi aspetti della personalità non si esprimono al di fuori o al di sopra del rapporto con la condizione e con il consenso di coloro che si intende rappresentare. Al contrario, proprio il rapporto con i lavoratori, di fronte alle iniziative da sviluppare, nei passaggi incerti e difficili delle lotte che non offrono esiti preventivamente garantiti, danno un significato vero al contributo personale di chi svolge un ruolo di direzion
e.

In Camera del Lavoro a Milano, la sala riunioni della Fiom è dedicata a lui.

SENZA FISCHIETTO – 1960 “Il Natale in piazza degli elettromeccanici”