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Lavoro agile, anzi: AGILISSIMO!

  • 04
    2023
    Gen
    4:51 pm
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Ormai il termine “agile” riferito al lavoro è diventato di uso comune e più o meno tutti sappiamo di cosa si tratta.

La pandemia ci ha insegnato o costretto a fare quello che già sapevamo e potevamo fare da almeno una ventina di anni ovvero migliorare la vita dei lavoratori e l’ambiente riducendo gli spostamenti e passando da un modello (applicabile al 90% dei lavoratori dei servizi) basato su un corpo intrappolato in un edificio e supposto produttivo in quanto intrappolato a un lavoro fatto da luoghi diversi, casa, villeggiatura e anche ufficio e basato su qualità dello stesso, ma anche di vita.
Prendendo l’esempio di Milano potremmo pensare a quegli oltre due milioni di cittadini non milanesi che ogni giorno spendevano un quarto della giornata lavorativa o più a viaggiare per arrivare al lavoro producendo con mezzi propri o pubblici tonnellate di CO2, oltre a fenomeni come lo spopolamento dei paesi, la vita trascorsa nei “non luoghi” come spazi di attesa nelle stazioni o in posti dove parcheggiarsi tra uno spostamento e un altro lasciando prevalentemente vuota una casa che spesso non è neanche quella di origine.
Gli effetti come il ripopolamento dei borghi abbandonati, il ritorno vicino a famiglie di appartenenza, la qualità di vita e il divario di genere diminuito (sì, perché non nascondiamoci, i figli da portare a scuola o all’asilo sono ancora ad appannaggio maggioritario delle madri) col tempo di viaggio recuperato per la propria vita sono sicuramente positivi. Come ogni cosa, i lati positivi per prevalere richiedono che ci sia una gestione buona del fenomeno e come spesso succede non a scapito dei più deboli.
Premesso che diamo per scontato la positività del recupero del tempo di viaggio, della redistribuzione geografica dei lavoratori (con un Sud che può godere dei consumi locali di chi non migra più e ha retribuzioni in linea col paese) oltre che della riduzione dell’inquinamento, occorre fare il punto su alcuni aspetti che vanno tenuti in debita considerazione:

1. Rischi e costi non devono spostarsi dall’impresa al lavoratore: non è ammissibile infatti che a fronte di un aumentato guadagno da dismissioni o riduzione sedi tutti i costi di acqua, luce, gas e internet insieme ai relativi rischi da disservizio di linea o black-out, vadano ora sulle spalle del lavoratore senza il riconoscimento di alcun contributo o quasi da parte dell’ azienda.

2. Per chi ha lavorato anni in presenza o anche in agile e quindi abituato ad usare strumenti di collaborazione digitali e ha conosciuto il lavoro in presenza, è relativamente gestibile la situazione; ma per chi ha lavorato in presenza per anni non sarà banale. Oltre a questo, assistiamo alla prima generazione che nasce al lavoro in modo completamente digitale.
Non si parla più di casi isolati, ma di aziende che ormai subiscono una metamorfosi: personale che rappresenta la futura forza lavoro che non ha mai visto un collega. Se consideriamo che l’isolamento è uno dei fattori di “mobbing”, è chiaro che il termine “coinvolgimento” deve avere un nuovo significato e necessita di essere reinterpretato alla luce dell’organizzazione “agile” del lavoro.

Quali sono i fattori chiave per governare al meglio questi due aspetti?
Di sicuro una analisi di costi-benefici e rischi incrociata tra lavoratore e azienda, dalla quale apprendere che ormai un ventiquattrenne neolaureato può lavorare direttamente con aziende in UK o USA se vengono lui riconosciuti ad esempio: il costo della bolletta o della connessione internet oppure solo corrisposti più soldi.
Il risparmio ottenuto va in qualche modo condiviso a livello economico con chi subisce ad esempio i costi di aumento delle utenze, anche per non perdere forza lavoro preziosa.
Ma ancora più di questo, l’aspetto cruciale appare essere la necessaria formazione per creare gruppi di lavoro che nascono in agile ovvero creare legami e momenti informali che di persona sono il pranzo, il caffè, la chiacchierata mentre si esce o l’aperitivo coi colleghi.
Un tale lavoro può essere a mio avviso svolto solo in modo compiuto da teams interdisciplinari di psicologi e lavoratori delle telecomunicazioni che diano delle linee guida, una struttura non aziendale che sia naturalmente un collante tra lavoratori come il sindacato diviene elemento chiave, e quindi:


Buon lavoro agile a tutti noi!