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Daniele Marmondi
Uno degli ostacoli più grandi all’integrazione dei migranti sono le difficoltà di comprensione della lingua italiana.
Questo è un problema che ci siamo posti come Rsu all’interno della nostra realtà lavorativa.
Come affrontarlo?
Come dare risposte concrete a questo ostacolo alla piena integrazione in fabbrica e nella vita di tutti i giorni?
Negli ultimi anni, anche nella nostra realtà è andata sempre più aumentando la presenza di lavoratrici e lavoratori stranieri, quasi sempre con contratti di somministrazione* e quindi precari e da qui il nostro duplice impegno: cercare di favorire la loro stabilizzazione e cercare di aiutarli nella piena integrazione sociale.
Da questi aspetti è partito il nostro impegno concreto e le discussioni con la Direzione della nostra azienda per provare a introdurre soluzioni che potessero dare risposte a questi importanti bisogni.
Le discussioni e le trattative come potete immaginare non sono state né facili né scontate, ma alla fine siamo arrivati, anche grazie al finanziamento di Fondimpresa*, a istituire dei corsi di italiano per stranieri all’interno dell’orario di lavoro e retribuiti per una parte di questi lavoratori.
Per noi una grande soddisfazione perché meglio di tanti discorsi ci sono le azioni pratiche, che anche se in parte, possono comunque contribuire a stemperare sentimenti di intolleranza che in questi tristi anni sono presenti in misura sempre crescente all’interno della nostra società.
Istituiti questi corsi non è stato facile anche invogliare i lavoratori potenzialmente interessati a parteciparvi, c’è sempre in loro una sorta di diffidenza e “paura” che li rende guardinghi anche verso opportunità importanti e positive.
I corsi sono comunque partiti nella piena soddisfazione di coloro che stanno partecipando e i miglioramenti concreti in termini di comprensione e comunicazione sono riscontrabili e soddisfacenti.
Speriamo che questo nostro piccolo esempio di facilitazione all’integrazione possa essere seguito da tante realtà lavorative anche perché i soldi messi a disposizione da Fondimpresa sono soldi accumulati anche con contributi di tutti i lavoratori. Quindi il ruolo delle Rsu nella definizione con l’azienda sulla destinazione di questi è fondamentale, anche considerando che la richiesta di prelievo deve essere comunque controfirmata dalle rappresentanze sindacali in azienda. Purtroppo spesso ciò si risolve in un semplice adempimento burocratico per le aziende che dirottano poi questi fondi prevalentemente verso corsi di formazione per i livelli medio-alti.
Somministrazione:
un’impresa, denominata “utilizzatrice”, può rivolgersi ad un’altra impresa (debitamente autorizzata), denominata “di somministrazione”, al fine di ottenere una certa fornitura di manodopera, e con essa concludere, appunto, un contratto di somministrazione.
Il contratto di somministrazione di lavoro – ovverosia il contratto che regola i rapporti tra utilizzatore e agenzia somministratrice – può essere a tempo indeterminato (c.d. staff leasing) o a termine.
Il lavoratore, utilizzato nell’ambito di questo contratto, svolge la sua attività lavorativa per l’utilizzatore, sotto la sua direzione e controllo, ma intrattiene un rapporto di lavoro solo nei confronti del somministratore, al quale spetta l’esercizio del potere disciplinare.
Fondimpresa:
i Fondi Interprofessionali sono associazioni promosse dalle principali Organizzazioni Datoriali e Sindacali (Confindustria, CGIL, CISL e UIL, nel caso di Fondimpresa) e finanziano attività formative adeguate ai fabbisogni dei lavoratori occupati ed al contesto di mercato delle aziende.
La Legge istitutiva (n. 388 / 2000) stabilisce che siano alimentati dal versamento dello 0,30% delle retribuzioni soggette all’obbligo contributivo INPS, quale “assicurazione contro la disoccupazione involontaria”.