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Da IBM ad Adecco fino a Modis. Ma l’unione fa la forza

  • 06
    2022
    Giu
    8:47 pm
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Il 4 dicembre del 2015, IBM invia una comunicazione a 306 suoi dipendenti per informarli che a partire dal primo di gennaio sarebbero stati ceduti ad Adecco. Non è esattamente un fulmine a ciel sereno, ma piuttosto una spada di Damocle caduta su 300 impiegati e 6 dirigenti. IBM non era nuova a queste dinamiche: quando sono entrata nel gennaio 2000, IBM Italia contava 14.000 dipendenti, ma nel decennio seguente le assunzioni sono state praticamente azzerate a favore di un susseguirsi selvaggio di mobilità e cessioni; oggi sono rimasti circa in 3.000.

Tornando ai nostri giovani e forti: il 7 gennaio 2016, di ritorno dalle vacanze di Natale, entro nella nuova sede di Modis Italia S.r.l. (con l’accento su “responsabilità limita”), con una leggera emozione legata all’incontro dei nuovi colleghi, ma non ci vuole molto per capire che qualcosa non va. Dopo pochi giorni e molte chiacchiere al caffè e al telefono, è stato facile notare che il cosiddetto ramo d’azienda era formato da persone che tra di loro si conoscevano poco o niente e stranamente anche da tante persone con disabilità e altrettante persone in percorsi di cura per lunghe malattie; da delegati sindacali (il 3%) e da una buona fetta di lavativi cronici; ma la fetta più consistente era composta da gran lavoratori che però, per i più svariati motivi, non erano sempre stati docili nei confronti di mamma IBM. 

Istintivamente, anche se un po’ rallentata dalle notti insonni delle due recenti maternità, ma con ancora una sufficiente capacità analitica, capisco che questo ramo non basterà a sé stesso: una nave alla deriva, senza scialuppe di salvataggio e fin troppo zavorrata. Serviva urgentemente una guida ed eccola lì!

Nel 3% di delegati: agguerriti, preparati, carismatici, supportati, organizzati (…chi più chi meno, eh!). In quel momento di caos, era l’àncora alla quale aggrapparsi, perché loro sapevano cosa fare! E co270 dei 300 lavoratori ceduti si oppongono alla cessione contro qualsiasi previsione aziendale.

I primi mesi sono stati difficilissimi, ceduti ma di fatto ancora a lavorare alacremente per IBM, con una professionalità ammirevole: praticamente come un coniuge al quale è stato chiesto il divorzio, ma ancora obbligato ai doveri coniugali. 

È stato allora che ho preso la decisione che ancora oggi sottoscrivo: essere parte attiva nel Sindacato in questa lotta fatta magari ad armi impari, ma della quale sicuramente condivido i grandissimi ideali di giustizia e rivalsa.

In tutto il 2016, mentre depositavamo gli atti, abbiamo lanciato questionari su questionari per raccogliere numeri e fare statistiche sulla nostra popolazione, ma non ho avuto mai il coraggio di verificare quello che guardandomi intorno vedevo ovvero un preoccupante aumento di sintomi inequivocabili legati allo stress generato dall’incertezza: depressioni, esaurimenti, dermatiti, cardiopatie e affini. L’unione dei lavoratori qui ha fatto la differenza: un’improbabile assemblea di mutuo soccorso e ascolto reciproco. Ciascuna vittoria in tribunale veniva condivisa e celebrata; ogni beneficio negato –soprattutto quelli ereditati da anni di contrattazione in IBM- veniva argomentato e riconquistato; al primo cenno di ingiustizia la RSU, Rappresentanza Sindacale (più) Unita che mai e in realtà la vera depositaria delle norme applicabili, si ergeva a paladina del diritto del lavoro. 

Sono stati 7 anni di alti e bassi, che manco le montagne russe… Dopo un inizio con prospettive occupazionali ridicole, grazie alle sentenze inequivocabili, l’IBM ha dovuto continuare a sovvenzionare questo goffo esperimento, finalizzato a esternalizzare arbitrariamente personale. Non so se sia stata più incapacità o ignavia, ma di fatto Adecco non è ancora riuscita a smarcarci dalla mono-committenza; in questi anni, in controtendenza con tutte le altre società del Gruppo, ha perfino scelto di non dare aumenti, promozioni o premi né individuali né di risultato. Da quando poi IBM, alla fine del 2020, ha fatto la prima seria proposta conciliativa, molti hanno accettato di ritirare le cause. Come conseguenza, stiamo vedendo significative riduzioni nel flusso di attività da IBM, dunque di fatturato. Ad appesantire il quadro si sono aggiunti, negli ultimi anni, 3 bilanci in rosso con utili grandemente appesantiti da dubbi – e di fatto inspiegati- movimenti di fondi verso il Gruppo Adecco. 

Possiamo comunque gioire per aver continuato a lavorare in tutti questi anni: un terzo dei ceduti è riuscito ad arrivare col sorriso alla pensione; molti lavoratori hanno deposto le armi in cambio di mensilità a placare il loro desiderio di giustizia. 

La cosa certa è che il futuro è incerto: l’unico contratto che tiene in vita Modis è sempre più in dubbio e all’orizzonte niente di nuovo concretamente appare.

Chi è ancora in causa, col numero dell’avvocato trai preferiti, ha davanti anni di lotta in nome di una giustizia esemplare.

Chi ha conciliato, nella migliore delle ipotesi, avrà la fortuna di avere Adecco a gestire il loro CV, che quanto meno quello dovrebbero saperlo fare, anche se a discapito dei desiderata del lavoratore.

In ogni caso, ci sarà l’unione dei lavoratori con la RSU a coordinarsi e coordinare, informarsi e informare, raccogliere le storie più disparate, fare sintesi, preparare comunicati e lottare. Non saranno e non sono state sempre rose e fiori, ma è nel confronto, se si riesce a non sfociare in scontro, che nascono le buone idee.

Scheda

Modis Italia S.r.l. è composta dai metalmeccanici di Adecco. Nata nel 2016 da una cessione di due rami di azienda di IBM, attualmente conta poco meno di 200 impiegati. Il fatturato, partito nel 2016 da 42 milioni di euro, è sceso fino ai 32 milioni del 2021 di cui più del 98% ancora oggi derivante da IBM. Gli ultimi 3 bilanci risultano in perdita.

Modis è una delle cessioni di IBM più longeve: 7 anni. Il 90% dei ceduti ha impugnato la cessione in tribunale e, nonostante le vittorie in primo e secondo grado, coloro che sono rimasti in causa sono ancora in attesa della Cassazione per rientrare in IBM.  Al momento della cessione, l’età media era 54 anni e ancora oggi il più giovane ha 41 anni. Dei 300 ceduti, 34 erano disabili (numero che ha compensato esattamente le carenze del Gruppo Adecco per partecipare ai bandi pubblici) e 9 delegati sindacali.

Modis Italia, pochi mesi dopo dalla sua acquisizione, è stata affiancata dalla Modis Consulting, altra S.r.l. creata per far entrare il Gruppo Adecco nel mondo dell’IT, per diversificarsi dal core business di somministrazione e staff leasing. All’inizio del 2022 Adecco ha acquisito Akka, società di consulenza ingegneristica che presto verrà fusa con Modis in Akkodis.