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È ora, un giornale a chi lavora
- Posted on: Giugno 13, 2022
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Roberta Turi
Di giornali ce ne sono tanti, forse troppi. Curioso, dato che se ne vendono sempre di meno. E le notizie che riguardano il lavoro, o meglio, le persone che lavorano, sono marginali. I quotidiani più venduti non la nominano neanche più la parola “lavoro”, figuriamoci se parlano poi di “lavoratori”. Sono considerati, ormai, termini “vintage”, da “comunisti”. Eppure la Repubblica Italiana, recita la Costituzione, è ancora fondata sul lavoro. Ma vogliamo mettere a paragone questi termini vecchi e desueti con l’immarcescibile parola “economia”? La parola “lavoro” evoca ancora la fatica, lo sporco. Per non parlare della parola “lavoratori” o “lavoratrici”. Sembra addirittura di sentirne l’odore, di quelle persone. È meglio parlare di “economia”, termine più asettico e al tempo del Covid non è poco. L’unico odore che si sente, pensando a questa parola, è quello dei soldi. Vuoi mettere?
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I sindacalisti non servono a niente
- Posted on: Giugno 13, 2022
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Tiziana Crostelli
Ho bisogno che mi spieghi!
L’azienda va bene, lavoro ne abbiamo perché mandarmi, mandarci via?
Poi, perché mandano via me e il mio collega che fa lo stesso lavoro no? Lui è più giovane, avrebbe più possibilità di trovare un altro impiego…io sono vecchio, non mi vuole più nessuno. Troppo vecchio per lavorare, troppo giovane per andare in pensione.
Pensavo di essere indispensabile, pensavo di essere competente, pensavo di essere bravo…
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Italtel, un po’ mamma un po’ no
- Posted on: Giugno 13, 2022
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Moreno Mauri
Può sembrare strano definire l’azienda per la quale si lavora una mamma.
Il rapporto che ci lega dovrebbe essere di pura natura economica, un dare avere fra il fornire una prestazione lavorativa e il ricevere un, si spera congruo, stipendio.
Eppure, nel mio caso, la relazione con Italtel ha assunto nel tempo una connotazione affettiva.
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Il magico disordine della Siae Microelettronica
- Posted on: Giugno 13, 2022
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Lorenzo Pasini
Ormai il grande parcheggio è semivuoto, molti operai e impiegati della SM, SiaeMicroelettronica di Cologno Monzese si sono già diretti verso casa. Anni fa quest’area era coperta quasi per intero da un campo da calcio poco utilizzato che ha lasciato spazio a un più moderno parco giochi e appunto al parking per i dipendenti. Ma sembrano lontani i tempi che mostravano uno scenario tipico “fantozziano” con un vero reggimento di lavoratori che lasciavano simultaneamente e disordinatamente l’azienda leader in telecomunicazioni, ora ridotto in numero in quanto molti dipendenti lavorano da casa, il tanto temuto smart working, o telelavoro, tanti ingegneri e softwaristi.
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Vita in smart
- Posted on: Giugno 13, 2022
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Laura Baldi
10 Marzo 2020, la sveglia suona un po’ più tardi, ma come tutte le mattine mi alzo e mi preparo per la giornata lavorativa. Stamattina ho un pensiero in meno e non devo ricordare dove ho parcheggiato l’auto: si lavora da casa.
Non è la prima volta che mi capita, siamo un’azienda informatica e il lavoro da remoto è già materia contrattata.
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Atex: Hikikomori, questo sconosciuto
- Posted on: Giugno 13, 2022
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Ferdinando D Uva
Ore 6.00 del mattino, la sveglia suona. A volte con riluttanza ci si alza dal letto; doccia, colazione veloce, lavarsi i denti (…stavo quasi per dimenticarlo) e via, di corsa in fabbrica o in ufficio con auto o mezzi pubblici. Alle 18 si rientra a casa e spesso si racconta in famiglia cosa è accaduto di divertente, stravagante, inusuale o comunque interessante. Da quando sono entrato nel mondo del lavoro, questa è stato nel mio immaginario e nella mia realtà, una tipica routine giornaliera. Da qualche anno però, da molto prima del Covid, le cose sono cambiate. L’azienda, una software house multinazionale, ha abbracciato una logica del contenimento dei costi e da qui la decisione di chiudere prima le sedi periferiche e poi anche quella centrale.
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Andrea Torti
La storica rubinetteria Mamoli è così legata a Lacchiarella che non poteva che trovarsi in Piazza Spartaco Mamoli, in onore di chi l’ha fondata nel 1932. Dopo una gloriosa vita durata più di ottant’anni e dopo diverse ristrutturazioni, l’azienda, sull’orlo del fallimento, viene acquisita e “salvata” da due aziende leader del settore dei rubinetti, Paini e Frankie, che ne comprano però solo il marchio e la produzione e non le mura che vengono solo affittate.
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